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L’Impero austroungarico si sciolse nel 1919. Contestualmente, Italia e Austria scelsero uno spartiacque naturale come loro confine; una linea di demarcazione in mezzo alle Alpi che coincideva con il ghiacciaio Gräfferner sul monte Similaun a 3.606 m d’altezza. Superati gli anni del regime fascista e dell’italianizzazione del Südtirol, il confine è rimarcato durante gli anni ’70. Alcuni cartografi si accorgono che la linea sulle mappe non coincide più con la realtà. Il graduale scioglimento del ghiacciaio Gräfferner ha spostato lo spartiacque naturale. Il confine fra Italia e Austria si sta, letteralmente, sciogliendo.

Mio nonno si chiamava Enrico Andreatta. Nacque sotto l’Impero austro-ungarico e per alcuni anni visse a Innsbruck per poi rientrare a Rovereto durante gli anni del ventennio fascista. Lì, incontrò nonna Elsa e incominciò a lavorare alla copisteria Mercurio dove conobbe il futurista Fortunato Depero e, nel 1927, collaborò al suo celebre Libro Imbullonato. Mentre Depero regalava a Benito Mussolini una copia del suo Libro Imbullonato, mio nonno veniva accusato di comunismo e spedito al confino. Da allora la mia famiglia conserva una copia del Libro Imbullonato, trasformato però in uno sbiadito album fotografico di famiglia.

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Un accordo bilaterale fra Italia e Austria del 1994, trasformato in legge nel 2005, ammette l’esistenza di “graduali cambi naturali della linea di confine”. Per la prima volta, un confine è riconosciuto come un’entità in lento movimento. Il suo graduale ritirarsi contraddice la fermezza simbolica dei confini esattamente come il lento ma costante carteggio fra nonna Elsa e nonno Enrico eccede l’isolamento cui fu condannato mio nonno. Parole lente e sgrammaticate da cui trapela una profondità soggiogata dalle leggi fasciste; parole dolci che superano i bisogni con cui nonna Elsa rompe il ghiaccio nella sua prima lettera:

“Carissimo Enrico, credo che in tasca ti sia rimasto le 70 lire dell'affitto”.

Le parole di nonno Enrico e nonna Elsa fanno eco alle parole di Alexander Langer che negano l’esistenza di una ‘storia’ egemonica, ferma, unica e condivisa da tutti. Proprio come il confine si lega al ghiacciaio e segue il suo lento ritirarsi, così la storia si lega ai corpi, alle emozioni e al pensiero di ogni singola persona. Rompere il ghiaccio è quindi un progetto performativo che impone alla narrazione una conversione ecologica; la rallenta. Una narrazione rallentata che esplora i confini politici, paesaggistici e romantici di un’area transfrontaliera come il Trentino-Alto Adige. Una lentezza analoga allo scioglimento del ghiacciaio Gräfferner che mette in crisi l’idea stessa di confine così come l’amore mise in crisi l’isolamento del confino fascista.

[testo di Filippo Andreatta]

anno

2020

durata

0:50:00.0

genere

teatro

credits

ROMPERE IL GHIACCIO

performance di OHT | Office for a Human Theatre

> regia, testo e scena Filippo Andreatta
con Magdalena Mitterhofer
> suono e musica Davide Tomat
> scenografo associato Alberto Favretto
> costume Ettore Lombardi
> video Armin Ferrari
> responsabile allestimento Letizia Paternieri
> assistente regia Veronica Franchi
> suggerimenti astrologici Mona Riegger e Astro*Intelligence
> amministrazione e produzione Laura Marinelli
> promozione e cura Laura Artoni
> fotografie Claudia Pajewski

> produzione OHT
> co-produzione MAXXI museo nazionale delle arti del XXI secolo
> co-realizzazione Romaeuropa festival
> residenza artistica Centrale Fies art work space
> con il contributo di Fondazione Caritro, Provincia Autonoma di Trento

storia produzione

03-04.X.20 > MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo / Romaeuropa festival, Roma
02.VII.21 > Centrale Fies, Dro
11.IX.21 > Short Theatre festival, Roma
03-04.XI.21 > festival delle Colline / Fondazione Merz, Torino
25.II.22 > MART museo d'arte moderna e contemporanea, Rovereto
10.VI.22 > Kunsthalle, Bratislava [SK]
23.VII.22 > fondazione Feltrinelli, Milano

numero repliche

11